La notizia è diffusa dal solito blog allarmista che giura di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità su gente che comanda il mondo e però, guarda caso, permette loro di metterla alla berlina pubblicamente. E qui premetto qualcosa, che a noi sbufalatori non dà pace:
se davvero esistesse qualcuno in grado di dirti LA VERITÀ sul Nuovo Ordine Mondiale, ammesso esista un’organizzazione costituita nella modalità che i complottisti teorizzano, e questo qualcuno diffondesse LA VERITÀ sullo stesso, quanto ci metterebbero a far scoppiare la sua testa?
Ad ogni modo.
L’articolo citato dal blog in questione è il seguente, ed è dell’anno scorso. L’allarme dato oggi e in questa maniera è una bufala in quanto tale normativa non è oggi in vigore così come descritta. È di Settembre (di quest’anno, 2015) infatti questa comunicazione riguardante l’etichettatura, che reintroduce l’obbligo di denominazione dello stabilimento di produzione per i prodotti italiani destinati al mercato italiano.
Identica l’affermazione del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che, nel comunicato del 6 Novembre 2015, recita ( qui):
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che, nel corso del Consiglio dei Ministri di questa mattina, è arrivato il via libera definitivo del Governo al disegno di legge di delegazione europea, che prevede la reintroduzione dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari. Ora la norma arriva in Parlamento per l’approvazione.
L’obbligo di indicazione della sede dello stabilimento riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.
L’articolo si conclude con farneticazioni riguardanti il Made in Italy (che ha una normativa da noi precisata nel caso del pomodoro) e il sempre utile CANCRO. Perché fa sempre sensazionalismo il maledetto cancro. Un po’ di statistiche a casaccio ed ecco l’articolo “che nessuno ti dirà”.
Mi dispiace ma non è proprio così. Il problema è molto più complicato e riguarda il Trattato Transatlantico sul Commercio (TTIP). Non mi sono molto interessato all’argomento, ma dovrebbe sorgere un problema reale di tracciabilità dei prodotti proveniente dagli USA. La bufala non è propriamente una bufala… Anche se raccontata a mo’ di tabloid.
Marcello, rileggi per cortesia.